Siamo tutti equipaggio
Meno minori in istituto

Seminario a Genova su Pippi, Programma Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione. Un esperimento nazionale. Dieci famiglie genovesi collaborano alla soluzione dei propri problemi

Tommy, Pippi e Annika
Il nome ricorda Pippi Calzelunghe, secondo cui “non ci sono ciurma e passeggeri, siamo tutti equipaggio”. Il senso del progetto è proprio nella ricerca di una collaborazione vasta tra gli operatori, sociali e sanitari, e le stesse famiglie in difficoltà, per evitare che i figli siano inseriti in comunità. Se ne parlerà mercoledi 18 aprile, a partire dalle ore 8.30 (registrazione dei partecipanti), alla Darsena nell’Auditorium dell’Istituto Nautico San Giorgio. La chiusura dei lavori è prevista per le 16.30

Questo progetto nazionale ha il merito di cercare di costruire, sull’ispirazione di base di essere tutti insieme equipaggio, un metodo condiviso, un modello operativo che si possa trasmettere.
Dieci città (oltre alla nostra: Bari, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia); in ognuna dieci “famiglie negligenti” con figli minori di 11 anni; per ognuna un progetto d’intervento intensivo di durata compresa tra 18 e 24 mesi, una sperimentazione che prevede l’istituzione di un’équipe multidisciplinare (assistente sociale, educatore professionale, psicologo, altri operatori sociali e sanitari secondo i casi, i bambini, i genitori, i riferimenti importanti nella rete sociale del nucleo), l’apposita formazione degli operatori tecnici e valutazioni del caso, con modalità condivise nella comunità tecnico-scientifica, all’inizio, nel corso e alla fine dell’intervento.
È previsto l’intervento di educatori che si dedichino al supporto del nucleo, di famiglie d’appoggio, di referenti all’interno della scuola. A Genova è attivo un gruppo di auto aiuto tra le famiglie partecipanti a Pippi.

Spesso le “famiglie negligenti”, quelle che non riescono ad avere la giusta attenzione per i figli, hanno solo bisogno di un aiuto offerto nel modo giusto. Esistono, nella vasta casistica degli interventi del servizio sociale genovese a favore dei minori, casi di collaborazione attiva delle famiglie a progetti tesi a migliorare le relazioni al proprio interno. Talvolta è questa la via per ottenere il risultato di evitare l’allontanamento dal nucleo del figlio minorenne.

Un percorso di questo tipo, che purtroppo non si può sempre seguire, è considerato auspicabile dagli operatori, ma non solo da loro: Pippi rappresenta proprio il bambino al centro del progetto, con la sua straordinaria capacità di resistere alle avversità, ai traumi, ai comportamenti sbagliati, anche gravemente, degli adulti. I tecnici la chiamano resilienza, questa dote dei bimbi, che per crescere al meglio nonostante gli errori del mondo sfruttano, come la bambina dalle trecce rosse, la capacità di guardare i problemi da punti di vista diversi.
Il punto di vista dei bambini, che troppo spesso gli adulti non condividono, è l’esigenza di essere, insieme ad adulti che collaborino tra loro nell’interesse dei minori, protagonisti del proprio destino.
Né ciurma né passeggeri.
Genova, 17 aprile 2012
Ultimo aggiornamento: 18/04/2012
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