Il sindaco al convegno “La metamorfosi della Uilm”

18/03/2016 - 22:04

Un convegno che prende spunto dal libro di Antonio Maglie “1969 - 1972 La metamorfosi della  Uilm”, nel quale l’autore racconta la storia del sindacato attraverso l’esperienza di ex operai metalmeccanici, la forza dell’esperienza unitaria di allora che ha portato a conquiste sociali che hanno cambiato il volto del Paese.

A Palazzo Ducale, venerdì 18 marzo, sono intervenuti il sindaco Marco Doria, Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Bruno Buozzi e Pier Angelo Massa, segretario generale della Uil di Genova e della Liguria.

Come ricorda nella sua introduzione Pier Angelo Massa, quando negli anni settanta si forma  la Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici  - sotto questo nome si unirono la Fiom, la Fim e  la Uilm, ossia  le federazioni sindacali dei lavoratori metalmeccanici aderenti alle confederazioni Cgil, Cisl e Uil – è un «momento di grande afflato sociale. Nasce a ridosso del maggio francese, della contestazione degli studenti che, insieme agli operai, protestavano per una società più uguale, per uno stato sociale più giusto per tutti».

«Da sottolineare -  conclude Massa -  che solo un sindacalismo forte ha potuto fare da argine alla deriva degli anni di piombo».

Il sindaco Marco Doria porta il saluto dell’Amministrazione comunale ma subito affronta il tema con lo sguardo dello studioso di  storia economica e sociale. La storia italiana  degli anni  ’70 è fortemente legata al percorso sindacale. «In quegli anni il sindacato ha interagito con le dinamiche sociali - osserva - è stato capace, partendo dall’analisi della situazione economica, sociale e lavorativa dell’epoca, di elaborare un progetto comune: così si ottennero delle conquiste, che hanno cambiato il volto dell’Italia».

Tra il 1969 e il 1972 il sindacato metalmeccanico comprese i mutamenti sociali del Paese ripercorrendo la  storia del dopoguerra. «Gli anni ‘50 erano stati un periodo di grandi fratture, con la guerra fredda, il mondo contrapposto su due blocchi – spiega Doria – e anche il sindacato fa fatica a leggere i nuovi tempi».

Nel 1962 la  Uilm firmò un accordo con la Fiat. Il contrasto con la Cgil era ai massimi livelli. «E’ un periodo difficile anche sul fronte sociale – ricorda Doria – ci sono malesseri sociali che seguono a situazioni di forte disagio: sono gli anni dell’immigrazione nelle città del Nord dei giovani meridionali.

Cercavano una possibilità di riscatto nel lavoro operaio, ma non riuscivano a integrarsi nel tessuto sociale delle città». Nelle periferie vengono costruiti quartieri  dormitorio dove la vita delle persone viene spersonalizzata: si lavora e si torna a casa. Non c’è altro.

Il contratto della fine del 1969 segna un grande successo del sindacato: si ottengono la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore, consistenti aumenti salariali, nuovi diritti sindacali, un ruolo riconosciuto per i delegati ed i consigli sindacali e la conferma della contrattazione aziendale. Il 1970 è l’anno della  legge 20 maggio 1970, n. 300,  meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori.

Giorgio Benvenuto ricorda che «fu applicata inizialmente all’Italsider, industria a partecipazione statale. Fu una legge a sostegno dei diritti dei lavoratori, ottenuta grazie a un sindacalismo forte, diventato interlocutore importante in politica sociale».

«Durante le assemblee per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, ci eravamo inventati lo slogan: “Bisogna resistere un minuto più del padrone”. In un’assemblea, un operaio prese la parola e disse “ non basta resistere un minuto più del padrone: occorre conoscere un libro più del padrone”. Nel contratto dei metalmeccanici del ’73 fu una grande vittoria la clausola delle 300 ore per il conseguimento della licenza media. 150 a carico dell’imprenditore, 150 a carico del lavoratore: ce n’erano troppi solo con la licenza elementare. Una conquista che ha fatto la differenza».

Poi, gli anni 80, la crisi del sindacato e del sindacalismo, che si ripercuoterà sul decennio successivo.

E a quel punto la  Uilm cercò di proporsi come “sindacato dei cittadini”. Un’idea che Doria ritiene interessante anche per l’attualità del sindacato, in una fase in cui  le condizioni  oggettive tendono a ridurre la dimensione confederale del sindacato, cioè la capacità di collocare la rappresentanza delle diverse categorie in una visione generale del mondo del lavoro.

«Le grandi industrie con migliaia di operai non esistono più e diverse sono le dinamiche sociali. Non bisogna essere capaci a “cavalcare l’onda” come disse un delegato sindacale durante la vertenza della Fiat nel 1980. Bisogna essere capaci di governare l’onda. E per fare questo, è fondamentale e imprescindibile capire come è cambiato il mondo. Questo è il lavoro assolutamente più difficile».

Marco Doria, Pier Angelo Massa, Giorgio Benvenuto
Ultimo aggiornamento: 18/03/2016
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