Dedicato a Pietro Ingrao

27/09/2015 - 21:59

Pensammo una torre. Scavammo nella polvere". Ho pensato tante volte a questi versi di Pietro Ingrao. Mi tornano adesso in mente alla notizia della sua scomparsa. Rappresentano con grande efficacia e poesia la tensione ideale e la fatica di una vita di militanza politica, la vita che tanti hanno conosciuto. Il sogno di una società più giusta e diversa e l'impegno quotidiano a confrontarsi con la realtà, con le sue contraddizioni, con l'asperità di un cammino che non conosce passaggi facili, con la polvere che ti si posa addosso mentre lavori e non ti limiti a declamare quello che gli altri dovrebbero fare. Pietro Ingrao ha vissuto intensamente il Novecento, ne ha attraversato stagioni drammatiche e diverse. Ha mantenuto nel corso della sua esistenza sempre vivi alcuni tratti della sua personalità che sento di dover ricordare. Unendo nel ricordo quello che ho letto di lui, i suoi libri e articoli che per tanti della mia generazione sono stati stimolo di idee e discussioni appassionate, e le immagini e le parole da lui pronunciate nelle occasioni di incontro personale che ho avuto la fortuna di avere. Una viva curiosità intellettuale lo ha sempre accompagnato. Da giovane la passione per il cinema, mi raccontò del suo interesse per il cinema realista francese degli anni Trenta, lo aiutò certo ad allontanarsi da quel regime fascista che cercava di addormentare le coscienze dei giovani italiani che sotto la cappa del regime crescevano. E la curiosità per quanto si produceva nel mondo della cultura si legava all'interesse alle concrete condizioni di vita, e di lavoro, delle persone, di coloro che appartenevano alle classi subalterne in primo luogo. Fu per lui naturale aderire al Partito Comunista di cui divenne presto uno dei più autorevoli dirigenti. Ne seguì le vicissitudini sino alla fine, non rinunciando mai alla sua autonomia critica, rivendicando il diritto di esprimere liberamente i propri punti di vista, rifiutando ogni dogmatismo. "Ho sete e speranza di non violenza". Anche queste sue parole mi restano dentro. Pronunciate da un uomo che aveva conosciuto la guerra, che si era schierato senza esitazioni, che aveva vissuto periodi in cui lo scontro diventava violento e che aveva colto la necessità di immaginare un percorso che non lasciasse spazio né alibi a quanti provano a giustificare o a praticare la violenza. In ultimo mi piace ricordare la sua attenzione al funzionamento e alla riforma delle istituzioni, quelle istituzioni democratiche che lui avev contribuito a creare e che aveva rappresentato come presidente della Camera e alle quali aveva dedicato scritti e studi ancora da leggere e meditare. Il vuoto che la sua scomparsa ci lascia è certamente riempito da quello che ci ha dato e ancora ci accompagna. Marco Doria

Ultimo aggiornamento: 27/09/2015
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